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Nessuna sicurezza senza un’industria degli armamenti

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Interlocutore  Matthias C. Zoller Matthias C. Zoller
Segretario Generale SWISS ASD
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Per potersi difendere, la Svizzera ha bisogno di un esercito pronto all'azione. L'industria degli armamenti garantisce la funzionalità dei suoi sistemi offensivi. A causa delle regole molto restrittive sull'esportazione di armi e del divieto di riesportazione, questo settore industriale in Svizzera è sulla via del declino. Economicamente non può sopravvivere senza esportazioni. Ma senza una propria industria degli armamenti, è a rischio la sicurezza della Svizzera. È necessaria una revisione della Legge federale sul materiale bellico (LMB) che deve permettere nuovamente la fornitura ai paesi vicini.

L'industria svizzera degli armamenti dispone di prodotti tecnologicamente all'avanguardia. D'altro canto, il mercato interno è molto piccolo. Per questo motivo, per poter sviluppare e produrre i propri prodotti in modo redditizio, il settore ha anche bisogno di clienti all'estero. L'esportazione di armamenti migliora anche la posizione della Svizzera in termini di politica di sicurezza, poiché in caso di crisi i clienti stranieri dipendono dalla fornitura di questi prodotti e dei loro pezzi di ricambio. È solo con questa «garanzia» che in caso di emergenza la Svizzera potrà contare sulla fornitura di armi e munizioni.   

L'industria svizzera degli armamenti sull'orlo del baratro

I criteri per il rilascio delle autorizzazioni per le esportazioni di armi sono stati inaspriti più volte dal 1996, l'ultima volta nel 2021. Da allora, non è più consentita la fornitura di armi a Stati coinvolti in conflitti interni o esterni. Questo inasprimento ha portato l'industria degli armamenti in una crisi esistenziale. Il nocciolo del problema è che non è permesso rifornire nessuno Stato della NATO, anche se solo uno di questi Paesi è coinvolto in un conflitto (principio di difesa collettiva della NATO). Il divieto di riesportazione aggrava ulteriormente la situazione. Per l'approvvigionamento di armamenti, gli Stati della NATO puntano sempre più sull'intercambiabilità. Acquistano e utilizzano in comune i sistemi d'armamento. Il divieto di riesportazione impedisce un impiego flessibile in caso di crisi.

Le conseguenze sono pesanti: sempre meno Stati NATO acquistano armamenti in Svizzera. Non vogliono rischiare di non ricevere rifornimenti o pezzi di ricambio dalla Svizzera in caso di emergenza. Il termine “Swiss free” descrive l'atteggiamento diffuso all'estero. Non vogliono nemmeno dover chiedere ogni volta al Consiglio federale il permesso di trasferire sistemi d'armamento in un altro Stato NATO.   

Necessaria la revisione della LMB

Gli Stati della NATO sono fondamentali per l'industria svizzera degli armamenti. Negli ultimi anni, fino al 90% delle esportazioni era destinato a questi Paesi. Senza questo mercato, l'industria degli armamenti in Svizzera è destinata a scomparire. E senza questo settore, la capacità operativa dell'esercito svizzero e quindi la sicurezza della Svizzera non sono più garantite.

D&R

Cosa deve accadere affinché l'industria degli armamenti in Svizzera possa essere economicamente sostenibile?

Questo richiede l'adeguamento dell'articolo 22a della Legge federale sul materiale bellico (LMB). In linea di principio, dovrebbero essere consentite le esportazioni verso gli Stati elencati in modo esaustivo nell'allegato 2 dell'Ordinanza sul materiale bellico (OMB). Il Consiglio federale deve tuttavia poter porre il veto se gli interessi di politica estera o di sicurezza lo richiedono. Allo stesso tempo, deve essere revocato il divieto di riesportazione per gli stessi Paesi, e in modo completo se si tratta di una riesportazione all'interno di questo gruppo di Paesi e, dopo un periodo di due anni, anche per i Paesi che non fanno parte di questo gruppo. 

Perché la Svizzera ha bisogno di un'industria degli armamenti propria?

La neutralità armata richiede che la Svizzera sia in grado di difendersi autonomamente. A tal fine sono necessari un esercito ben equipaggiato e un'industria degli armamenti funzionante. Quest'ultima garantisce che i sistemi d'armamento rimangano operativi anche in caso di crisi. Senza una propria base industriale, la Svizzera sarebbe completamente dipendente dall'estero. Questa situazione limita fortemente la capacità d'azione della Svizzera in materia di politica di sicurezza. 

Come si sono sviluppate le esportazioni dell'industria svizzera degli armamenti dopo l'inasprimento della legge?

Nonostante il forte aumento della spesa militare a livello mondiale, le esportazioni di materiale bellico sono crollate del 27% nel 2023 e di un ulteriore 5% nel 2024. Molte delle esportazioni più recenti sono ancora relative a commesse assegnate prima del 2021. Da allora, tali commesse sono diminuite drasticamente. Il danno totale derivante dall'inasprimento della legge si manifesterà solo nel corso dei prossimi anni.

Come reagiscono le aziende interessate?

Numerose aziende sono messe sotto pressione a livello economico e trasferiscono la loro produzione all'estero. Ne sono un esempio la B&T (la produzione di armi è ora in Germania), la Swiss P Defence and Systems Assembling SA (licenziamenti), la Safran Vectronix (lavoro a orario ridotto) o la GDELS-Mowag (trasferimento del valore aggiunto all'estero). In questo modo la Svizzera non solo perde posti di lavoro, ma anche un prezioso know-how tecnico.

Cosa significa questo per la capacità difensiva della Svizzera?

Senza una propria industria degli armamenti, l'esercito ha solo una limitata capacità operativa. Non sarebbe più possibile garantire pezzi di ricambio, manutenzione e rifornimenti. E questo non riguarda solo il materiale bellico, ma anche i sistemi di comunicazione, i veicoli e le attrezzature. 

Perché è fondamentale avere la fiducia degli Stati partner?

La cooperazione internazionale in materia di armamenti si basa su relazioni sul lungo periodo. Gli Stati vogliono poter contare su catene di approvvigionamento per decenni. Se un Paese può imporre in qualsiasi momento divieti di (ri)esportazione, questo diventa un fattore di incertezza. In questo settore la fiducia è fondamentale. E in molti ambiti la Svizzera ha perso questa fiducia.

Non è ipotizzabile limitarsi a importare materiale bellico?

In linea di principio sì, anche se con notevoli rischi. In tempi di crisi, gli altri Stati danno la priorità a soddisfare le proprie esigenze. Chi non ha un'industria propria non può né negoziare né produrre e offrire beni in caso di emergenza. L'indipendenza è importante non solo dal punto di vista economico, ma anche in termini di politica di sicurezza.


Crediti fotografici Foto sopra: VBS/DDPS - Autore: Sina Guntern

La nostra posizione (in francese e tedesco)

Prise de position « Sécurité et armement »
La sécurité est un besoin fondamental de la population et un facteur important pour l’attractivité de la place économique suisse. La sécurité repose sur l’industrie de l’armement. Elle doit être renforcée afin de pouvoir jouer son rôle dans la sécurité de la Suisse.

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Positionspapier «Sicherheit und Rüstung»
Sicherheit ist ein grundlegendes Bedürfnis der Bevölkerung und ein wichtiger Faktor für die Standortattraktivität des Werkplatzes Schweiz. Der Backbone der Sicherheit ist die Rüstungsindustrie. Sie muss gestärkt werden, damit sie ihrer Rolle für die Sicherheit der Schweiz gerecht werden kann.

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Ultimo aggiornamento: 16.04.2025