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L'iniziativa GISO distrugge l'imprenditoria svizzera

Gli imprenditori svizzeri sono concordi: l'iniziativa della Gioventù socialista rappresenta un grave pericolo per l'insieme della piazza economica svizzera e quindi per tutte le imprese. Le conseguenze sarebbero la svendita di imprese, know-how e tradizioni e la perdita di ingenti entrate fiscali. Anche le piccole imprese sarebbero indirettamente colpite da oneri aggiuntivi dovuti alla perdita di gettito fiscale, o in qualità di fornitori. Misure climatiche efficaci sarebbero sostituite da un'economia pianificata dallo Stato e l'innovazione verrebbe ostacolata. Quattro imprenditori membri di economiesuisse, dell'Unione svizzera delle arti e mestieri e di Swissmem illustrano quanto sia pericolosa l'iniziativa della Gioventù Socialista.

Mentre la Gioventù Socialista torna a invocare la lotta di classe, molti imprenditori familiari vedono il lavoro di una vita e quello dei loro antenati minacciati dall'iniziativa per una nuova imposta federale sulle successioni. Infatti, l'iniziativa della Gioventù Socialista non prevede alcuna eccezione alla brutale imposizione fiscale del 50% sulle successioni superiori a 50 milioni di franchi, mettendo così a rischio la sopravvivenza di imprese familiari tradizionali che rappresentano importanti datori di lavoro nelle loro regioni e investono molto nell'innovazione e nella formazione in Svizzera.

È il caso dell'impresa dai quasi 150 anni di storia EMCH Aufzüge AG di Berna, direttamente toccata dall'iniziativa, presso cui si svolge la conferenza stampa. Da 23 anni è gestita da Bernhard Emch e da suo fratello Hansjürg e viene continuamente sviluppata. Il passaggio alla generazione successiva deve essere pianificato a lungo termine. Ciò sarebbe impossibile se l'iniziativa della Gioventù Socialista venisse approvata: «Siamo un'impresa industriale radicata in Svizzera con grandi fabbricati e un grande parco macchine, ma soprattutto con molti collaboratori specializzati. Il nostro patrimonio è costituito da brevetti e dall'impresa stessa e non è depositato sul nostro conto bancario», avverte il direttore Bernhard Emch. Poiché il patrimonio aziendale non può essere semplicemente liquidato e i crediti per il pagamento dell'imposta sono illusori, l'unica soluzione sarebbe la vendita di quote societarie o addirittura dell'intera impresa. Sarebbero probabili una vendita all'estero e la perdita di posti di lavoro locali. In molti casi, a trarre vantaggio da questo smantellamento sono grandi gruppi del settore o investitori finanziari stranieri che non hanno alcun legame con i collaboratori, il luogo di lavoro e la tradizione.

Isabelle Harsch, CEO di Henri Harsch HH SA, è consapevole dello sforzo richiesto da un passaggio generazionale. Esso può avere successo solo se viene effettuata una pianificazione finanziaria accurata che richiede molto lavoro. Isabelle Harsch ha rilevato l'impresa di trasporti da suo padre nel 2015 e ha manifestato la sua volontà di rinnovamento nel nome dell'impresa, che ora si chiama Harsch – The Art of Moving Forward. Tuttavia, proprio questo avanzare sarebbe reso impossibile dall'iniziativa della Gioventù Socialista, poiché l'innovazione e il progresso richiedono risorse finanziarie. «Se le imprese vengono spinte finanziariamente al limite nel momento del passaggio alla generazione successiva, si mette a rischio l'intera attività e qualsiasi progresso», afferma l'imprenditrice.

Marco Sieber, coproprietario e Presidente del consiglio di amministrazione di SIGA, è convinto che l'iniziativa della Gioventù Socialista sarebbe un autogol negligente e non solo per le imprese direttamente colpite dall'imposta. Molte imprese orientate all'esportazione come la sua sono già duramente colpite dai dazi statunitensi. «Un ulteriore indebolimento delle condizioni locali causato dall'iniziativa della Gioventù Socialista sarebbe dannoso anche per molte PMI. Infatti, se le imprese interessate vengono vendute o trasferite all'estero, in Svizzera si registrerà una diminuzione degli ordini e del gettito fiscale. Le PMI ne subiranno direttamente le conseguenze. «Un aumento delle imposte dovuto alla perdita di entrate e regolamentazioni insensate derivanti dalla riorganizzazione complessiva dell'economia sarebbero le inevitabili conseguenze», conclude Sieber.

Infine, l'iniziativa abusa della politica climatica come pretesto per una trasformazione radicale dell'economia. Ciò che trascura è che la Svizzera persegue già una politica climatica consolidata e legittimata democraticamente. Le imprese svizzere danno un contributo significativo alla sostenibilità, in particolare nell’ambito della ricerca e dello sviluppo. Wim Ouboter, CEO di Micro Mobility Systems, negli ultimi decenni ha investito, di propria iniziativa e per convinzione, milioni nella mobilità rispettosa del clima. Sempre a suo rischio e senza aiuti statali. Se un'imposta sulle successioni fosse dovuta al momento del passaggio dell'impresa ai suoi figli, le risorse per promuovere ulteriori innovazioni e visioni mancherebbero sicuramente. È convinto che ciò non aiuterebbe il clima: «Una politica climatica imposta dallo Stato minerebbe tutti gli sforzi delle imprese senza apportare miglioramenti concreti alla protezione del clima».


Per ulteriori informazioni:

Bernhard Emch: b.emchnoSpam@emch.com
Isabelle Harsch: isabelle.harschnoSpam@harsch.ch
Marco Sieber: marco.siebernoSpam@siga.swiss
Wim Ouboter: Wim.OuboternoSpam@micro.ms

Per ulteriori informazioni contattare: 

Noé Blancpain, membro della Direzione e responsabile Comunicazione & Public Affairs
Tel. +41 44 384 48 65 / Cell. +41 78 748 61 63
e-Mail n.blancpainnoSpam@swissmem.ch

Philippe Cordonier, membro della Direzione e responsabile Svizzera romanda
Tel. +41 44 384 42 30 / Cell. +41 79 644 46 77
e-Mail p.cordoniernoSpam@swissmem.ch 

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Ultimo aggiornamento: 01.09.2025