doganali USA: la Svizzera, nazione esportatrice, sotto forte pressione
Nella notte, il presidente degli Stati Uniti ha imposto alla Svizzera dazi all'importazione del 39%, validi con effetto immediato. «Sono sbalordito. Questi dazi non hanno alcun fondamento razionale e sono arbitrari», afferma Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem. «Questa decisione mette a rischio decine di migliaia di posti di lavoro nell'industria».
Enormi ripercussioni dirette e indirette
Questi dazi colpiscono duramente l'industria tecnologica svizzera. A ciò si aggiunge il fatto che dall'inizio dell'anno il dollaro statunitense si è indebolito del 10% rispetto al franco svizzero. I dazi ora imposti sono di gran lunga superiori a quelli dei concorrenti internazionali della Svizzera. Questo significa che nel breve o medio termine le esportazioni verso gli Stati Uniti – in media il 10-15% del volume delle commesse dell'industria tecnologica svizzera – rischiano di venire meno. Infatti, nel complesso, i nuovi dazi e la debolezza del dollaro statunitense rendono impossibile gestire le attività commerciali con gli Stati Uniti dalla Svizzera. Le aziende saranno costrette a trasferirle all'estero, ad esempio nell'UE, dove i dazi sono nettamente inferiori. Molte PMI perderanno però completamente le loro attività commerciali con gli Stati Uniti.
Non è però unicamente l'industria tecnologica a essere colpita, ma anche tutti gli altri settori dell'export. Insieme costituiscono il pilastro centrale del benessere svizzero.
Un campanello d'allarme per la Svizzera
Nelle ultime settimane, il Consiglio federale e l'Amministrazione federale hanno fatto tutto il possibile per ottenere un risultato positivo e all’apparenza avevano negoziato un accordo con l'amministrazione statunitense. La Svizzera è stata frenata dalla decisione irrazionale del presidente degli Stati Uniti. Ringraziamo per il grande impegno profuso, ma ora dobbiamo continuare a negoziare con determinazione e sangue freddo. La porta rimane aperta.
Dal punto di vista di Swissmem, sarebbe anche sbagliato introdurre contromisure nei confronti degli Stati Uniti. Questo non danneggerebbe la maggiore economia mondiale, in quanto il mercato svizzero è troppo piccolo per le esportazioni statunitensi.
È invece giusto e importante che a partire dalla festa nazionale odierna la Svizzera resti unita e che le condizioni quadro a favore dell'economia d'esportazione vengano migliorate in modo rapido e radicale. La Svizzera guadagna infatti un franco su due con il commercio estero. «È in gioco il benessere di noi tutti», sottolinea Stefan Brupbacher. Ora occorre procedere nel modo seguente:
- Deve essere migliorato ulteriormente l'accesso agli altri mercati mondiali. La Confederazione persegue con successo questa strategia da anni, come dimostra l'esempio dell'accordo di libero scambio con l'India. Recentemente si sono aggiunti gli accordi con la Malesia, la Thailandia e, in particolare, con i paesi del Mercosur.
Senza un'economia di esportazione di successo, mancano i fondi per la sicurezza sociale, la sanità e le infrastrutture, con conseguenze negative anche per i settori del mercato interno quali il settore alberghiero e della ristorazione o l'edilizia. I referendum contro gli accordi di libero scambio sarebbero un irresponsabile colpo alle spalle, in definitiva contro noi tutti.
- I nuovi accordi bilaterali con l'UE assumono ora un'importanza ancora maggiore, proprio grazie al meccanismo di risoluzione delle controversie. Il processo politico interno relativo agli accordi bilaterali III deve ora essere portato avanti rapidamente.
Per alleggerire il carico sulle aziende già in difficoltà, il Parlamento deve estendere entro la fine dell'anno a 24 mesi la durata massima dell'indennità di disoccupazione parziale. Con questo possono essere evitati licenziamenti di massa.
- Per quanto riguarda la legge sul materiale bellico (LMB), nella sessione autunnale il Consiglio nazionale dovrà approvare, senza apportare modifiche, la versione del Consiglio degli Stati. Senza questa revisione, l'industria degli armamenti in Svizzera andrà in rovina e perderemo una partita negoziale con le grandi potenze straniere.
- In generale, non devono essere introdotti nuovi oneri per le imprese. Questo vale in particolare per i nuovi costi accessori del lavoro o le normative che comportano un aumento dei costi. Deve essere fermata l'espansione delle prestazioni sociali e devono essere evitati aumenti dei costi accessori del lavoro; qualsiasi inasprimento della legge sul CO2 o una legge sulla protezione degli investimenti sono veleno.
«Il 1° agosto è un giorno nero per i quasi 330’000 dipendenti dell'industria tecnologica svizzera e per l'intero settore delle esportazioni», afferma Martin Hirzel, presidente di Swissmem. «In Svizzera dobbiamo ora restare uniti e salvare l'industria delle esportazioni».
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